[6] Argomento.

Navigava il giovane Gernando colla sua giovanetta sposa Costanza, e con la picciola Silvia ancora infante di lei sorella, per raggiungere nell' Indie Occidentali il suo genitore, a cui era commesso il governo di una parte di quelle; quando da una lunga, e pericolosa tempesta fu costretta a discendere in un' Isola disabitata, per dar agio alla bambina ed alla sposa di ristorarsi in terra dalle agitazioni del mare. Mentre queste placidamente riposavano in una nascosta grotta, che loro offerse commodo, ed opportuno ricetto, l'infelice Gernando non alcuni de' suoi seguaci fu sorpresso, rapito, e fatto schiavo da una numerosa schiera di Pirati barbari, che ivi sventuratamente capitarono. I suoi compagni, che videro dalla nave confusamente il tumulto, e crederono rapite con Gernando la bambina, e la sposa, si diedero ad inseguire i predatori; ma perduta in poco tempo la traccia, ripresero sconsolati il loro interrotto cammino. Desta la sventurata Costanza, dopo aver cercato lungamente in vano il suo sposo, e la nave, che l'avea colà condotta, si credè, come Arianna, tradita, ed abbandonata dal suo Gernando. Quando i primi impeti del suo disperato dolore cominciarono a dar luogo al naturale amor della vita, si rivolse ella, come saggia, a cercar le vie di conservarsi in quella abbandonata segregazion de' viventi; ed ivi dell' erbe, e della frutta, onde abbondava il terreno, si andò lunghissimo tempo sostenendo con la picciola Silvia, ed inspirando l'odio, e l'orrore da lei concepito contro tutti gli uomini all' innocente, che non gli conosceva. Dopo tredici anni di schiavitù, riuscì a Gernando di liberarsi. La prima sua cura fu di tornare a quell' Isola, dove avea involontariamente abbandonata Costanza; benchè senza alcuna speranza di ritrovarla in vita.

Quelle:
Haydn, Joseph: L'isola disabitata. Berlin 1786, S. 6.
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